Termini tecnici Icona

Acheropita: Tipologia di raffigurazione del volto di Cristo (in greco, “non dipinto da mano d’uomo”), in memoria del miracolo della guarigione del re di Edessa Abgar, ottenutagli dall’effigie di Cristo miracolosamente impressa dallo stesso Salvatore su un lino.

Angolo bello: L’altare domestico, presente tradizionalmente nella casa ortodossa, rivolto verso Oriente, composto di icone (generalmente la Madre di Dio, Cristo e San Nicola) adornate da lampade votive, ceri, drappi, ecc.

Assist: Finissimo reticolo dorato che ricopre le vesti di Cristo, della Vergine e dei Santi, oppure elementi architettonici dell’icona, a significare la dimensione dell’energia divina che avvolge la realtà.

Basma: Copertura metallica dell’icona, la più diffusa fino al XVII sec.: si tratta di una striscia lavorata a sbalzo o a niello(v.), la cui funzione è quella di incorniciare l’icona lasciando scoperta l’immagine.

Bolus: Composto liquido di terra rossa, sego e colla organica, che viene steso sul levkas (v.) e su cui viene successivamente applicato l’oro zecchino in fogli durante il procedimento della doratura.

Canone iconografico: Modulo figurativo per la rappresentazione dei personaggi e dei soggetti nell’icona, stabilito nei primi Concili e perpetuato dalla tradizione della Chiesa, alla quale l’iconografo si attiene. Il canone riguarda tutti gli aspetti dell’icona, dalla preparazione e dai materiali alla struttura compositiva e alla simbologia dei colori.

Cesellatura: Tecnica di lavorazione dei metalli praticata mediante specifici strumenti (ceselli) per ottenere determinati motivi ornamentali a basso rilievo, precedentemente delineati sulla superficie.

Climax: Opera ascetica di Giovanni Climaco, igumeno del monastero di Santa Caterina sul Sinai (VI-VII sec.). Il termine greco si traduce come “Scala celeste”, perché indica i gradi delle virtù monastiche salendo i quali il monaco si avvicina alla beatitudine e alla grazia.

Deesis: Parola greca che significa “supplica”: definisce una particolare composizione iconografica (generalmente distribuita su più tavole), che vede al centro Cristo in trono e ai lati teorie di Angeli e Santi guidate rispettivamente dalla Vergine e da San Giovanni Battista.

Encausto: Tecnica pittorica in uso nel mondo classico, greco e romano e trasmessa poi all’icona cristiana dei primi secoli; letteralmente la parola significa “colore sciolto nella cera fusa”; la tecnica veniva eseguita diluendo i colori in cera fusa e spalmandoli a caldo sulla superficie pittorica.

Esicasmo: Movimento spirituale dei primi secoli cristiani, basato sulla contemplazione e sulla preghiera del cuore, che ebbe nuovo rigoglio nel XIV sec. nel mondo bizantino attraverso la personalità di Gregorio Palamas, e venne sancito dal Concilio del 1351.

Filigrana: Lavoro di oreficeria consistente nell’intreccio e nella saldatura nei punti di contatto di sottili filamenti di metallo.
Icona agiografica: Raffigurazione del Santo (generalmente eseguita a statura intera, frontalmente) con scene o atti della vita tutt’intorno, sul bordo della tavola. Questa tipologia si sviluppa soprattutto dal XIII sec., e costituisce dei paralleli alle vite scritte dei Santi.

Iconoclastia: Lotta contro le immagini sacre, che divampò con episodi di sanguinosa violenza nel mondo bizantino per circa cento anni (730-843); dalla parte degli iconoclasti si schierarono l’imperatore e la corte, il patriarca e la gerarchia ecclesiastica, mentre gli iconoduli erano rappresentati dai monaci, dal popolo e dal basso clero. Un Concilio dell’843 confermò la venerazione delle icone e condannò l’iconoclasmo come eresia.

Iconostasi: Parete di icone che, nelle chiese orientali; separa l’altare dalla navata. Si sviluppa in modo particolare in Russia, tra i secoli XIV e XV, ampliando la precedente struttura del templon (v.)

Iscrizione: Ultima fase pittorica dell’icona, che consiste nel tracciare i nomi dei personaggi o dell’evento raffigurato, suggellando così la fedeltà dell’icona al prototipo.

Kovceg: Incavo eseguito con appositi scalpelli nella faccia dell’icona da dipingere, lasciando tutt’intorno un bordo in rilievo. Il termine russo (che significa “arca”) determina lo spazio sacro da dipingere, in riferimento al tema veterotestamentario dell’arca dell’alleanza.

Levkas: Strato bianco che costituisce la base definitiva per la pittura dell’icona. È un composto di colla di storione, polvere fine di alabastro o di “bianco di Meudon”, fra loro miscelati in proporzioni ben precise, che viene steso caldo sulla tavola e successivamente levigato.

Mandylion: il sacro lino su cui Cristo impresse il suo volto per esaudire il desiderio del re di Edessa Abgar. Su di esso è sovente raffigurato il “Volto di Cristo non dipinto da mano d’uomo” (Acheropita).

Maphorion: Manto della Vergine e delle Sante. il manto della Vergine è generalmente di colore rosso porpora (secondo la tradizione simbolo della regalità acquisita dalla persona umana attraverso l’Incarnazione di Cristo), e ha sul capo e sulle spalle tre stelle, che sono antichissimi simboli siriaci della verginità.

Menologio: Icona mensile, una sorta di calendario sacro la cui superficie pittorica è divisa in fasce orizzontali frazionate in minute raffigurazioni dei Santi secondo la successione del calendario liturgico.

Niello: Ornamentazione ottenuta tramite riempitura degli intagli incisi preventivamente secondo un disegno prestabilito con un amalgama speciale composto di argento, rame e piombo, e annerita con miscela di zolfo denominata appunto “niello”.

Nimbo: Mandorla di luce che circonda il capo di Cristo (che ha sempre una croce inscritta, con le iniziali della definizione di Dio, “Colui che è”) e dei Santi. Generalmente dorato, il nimbo può essere anche rosso o dello stesso colore del fondo, da cui si stacca attraverso un profilo rosso o oro, a secondo del periodo, della tradizione e dell’intento pittorico. Talvolta può essere in rilievo, oppure lavorato a bulino. In epoca più tardiva si diffonde l’uso di sovrapporre ai nimbi delle coperture metalliche impreziosite da smalti, filigrana, pietre ecc.

Odigitria: Tipologia di raffigurazione della Vergine, che sostiene il Bambino (con un braccio, mentre con l’altra mano lo addita alla venerazione dei fedeli: in tal modo la Vergine si fa guida (odigos, in greco) del popolo cristiano verso Cristo.

Oklad: Ricco rivestimento metallico dell’icona, che la nasconde parzialmente estendendosi sul fondo e sui nimbi.

Olifa: Vernice protettiva della pittura, che viene data all’icona una volta finita. È un’antica ricetta conservata per secoli nei monasteri dell’Athos, a base di olio di lino cotto con aggiunta di resine e sali minerali.

Omophorion: Attributo proprio dei vescovi (equivalente del pallium latino), è una fascia di lana bianca molto larga, ornata di croci, che si fa passare sulla spalla e intorno al collo, ripiegandola per formare un angolo sul petto, e lasciandone ricadere le estremità fino ai piedi, sia davanti che dietro. L’ omophorion è il simbolo della pecorella smarrita portata sulle spalle dal Buon Pastore, perciò è sempre di lana bianca.

Orante: Una delle più antiche e maestose tipologie della Vergine; in piedi, con le braccia levate e un clipe sul petto con la raffigurazione dell’Emmanuele. È il tipo della Chiesa, e nella variante a mezzo busto viene detta “Madre di Dio del Segno” in riferimento alla profezia di Isaia (7,14).

Pantocratore: La tipologia più antica e diffusa di raffigurazione di Cristo, come “Colui che sostiene in se l’essere”, il Giudice misericordioso: generalmente a busto, con la destra benedicente il Vangelo nella sinistra.

Plav’: Tecnica pittorica del volto nell’icona, consistente nella stesura di un incarnato di base (sankir’, v.), cui si sovrappongono mani di ocre sempre più chiare, a modellare i volti e a creare l’effetto di una luminosità che scaturisce dall’interno.

Podlinnik: Letteralmente “testo autentico”. Si tratta di raccolte di modelli di disegni per le icone, derivati dalla e tradizione più antica. Questi schemi (in greco Hermeneia) entrano nell’uso soprattutto a partire dal XVII sec., quando l’icona perde una propria originalità e gli artisti si limitano a ricalcare pedissequamente i modelli più antichi.

Porte regali: Porte centrali che si aprono nell’iconostasi (v.), cosiddette perché il celebrante le varca portando il Vangelo e l’Eucaristia, cioè Cristo stesso. A esse si affiancano le porte laterali, dette diaconali, riservate agli inservienti.

Prospettiva rovesciata: Il tipo di prospettiva prevalente nell’icona, dove il punto di fuga non è sullo sfondo ma in primo piano (lo spettatore) e la realtà è presentata secondo più prospettive ottiche per raggiungere una visione globale.

Punzonatura: Operazione che consiste nell’apposizione di determinati contrassegni su un pezzo d’argenteria. È definita anche “marchiatura” o “bollatura”.

Punzone: Attrezzo metallico (solitamente una barretta d’acciaio recante (inciso all’estremità troncopiramidale) una sigla, una lettera, un marchio, un numero o un segno particolare, che serve per imprimere un contrassegno: su un manufatto di metallo pregiato. Con lo stesso termine si indica anche il marchio che rimane impresso sulla superficie metallica.

Riza: Copertura metallica dell’icona, particolarmente diffusa nel XVIlI-XIX sec., che interessa tutta la superficie pittorica lasciando scoperti solo i volti, le mani e i piedi.

Sankir’: Colore di base dell’incarnato, che può avere varie sfumature e ricette a seconda di epoche e tradizioni, ma generalmente ha una tonalità piuttosto scura ed è composta di ocre e terre verdi.

Sbalzo: Tecnica di lavorazione dei metalli praticata sul rovescio per ottenere motivi ornamentali in rilievo sul lato in vista.

Smalto cloisonné: Particolare lavorazione a smalti policromi, presente in tutta l’area bizantina, in alveoli rapportati.

Templon: Transenna marmorea dotata di pilastri e colonne che nella chiesa bizantina sostiene I’architrave e funge da divisorio tra la navata e il presbiterio. Sul templon (che in Russia si svilupperà nell’iconostasi, v.) si collocavano generalmente alcune icone: la serie delle feste, la Deesis (v.) e le icone patronali, cioè venerate localmente.

Tzata: Pettorale a forma di mezzaluna, applicato direttamente sull’icona oppure sulla riza (v.). Si tratta sovente di raffinati oggetti d’oreficeria, impreziositi da pietre dure, perle, oppure finemente decorati con filigrana o smalti policromi cloisonné (v.).

Vecchi credenti: Setta nata in seno alla Chiesa ortodossa durante lo scisma seguito alle riforme di Nikon (seconda metà del XVII sec.). I “vecchi credenti” erano coloro che rifiutarono di sottostare alle innovazioni (in realtà si trattava di un ritorno alla purezza della tradizione) e per questo motivo furono crudelmente perseguitati e costretti a rifugiarsi nelle regioni settentrionali e in Siberia.

Zolotnik: Termine (derivante dalla parola russa zoloto che significa “oro”) che indica il titolo dell’argento nei rivestimenti delle icone. Lo zolotnik è la novantaseiesima parte della libra russa; ognuna di queste parti è uguale a millesimi 10,4175. Per le rize il titolo più usato era quello di 84 zolotniki (875/1000).