Icone delle Madri di Dio

“Ecco, osservo l’icona e dico dentro di me: è proprio Lei, non la sua raffigurazione, proprio Lei, contemplata attraverso la meditazione, con l’aiuto dell’arte iconica. Vedo la Madonna, la Madre di Dio in persona, come attraverso una finestra, e Lei prego, a faccia a faccia, non la sua raffigurazione: è una tavola dipinta ed è la stessa Madre del Signore”. Si potrebbe parlare a lungo dell’icona della Vergine, del posto che occupa nella devozione del popolo russo, ma queste parole del grande teologo ortodosso Pavel Florenskij (morto in uno dei “Colossei del XX Secolo”, il lager sovietico delle Solovki) vanno diritte al cuore del significato dell’icona.

La devozione alla Vergine nell’icona è sempre profondamente teologica, punta all’essenziale: Maria è colei che ha detto “sì” alla vocazione cui Dio la chiamava, e attraverso il suo “sì”il suo Salvatore è entrato nella storia. I diversi canoni, le innumerevoli tipologie delle icone mariane hanno un unico fondamento: il Mistero dell’amore divino che si manifesta nell’incarnazione di Cristo: in ognuno di questi episodi Maria non appare dominata dai sentimenti (di gioia o di dolore), ma meditabonda, attenta a cogliere, dietro l’evento di cui è testimone, l’attuarsi del disegno redentivo che attraverso di lei si compie.

MADONNA DI VLADIMIR

Nel 1521 il chan di Kazan’ Machmet Girej, guidò i Tatari di Kazan’, di Crimea e kirghisi contro Mosca.
Il metropolita Varlaam di Mosca e il popolo, intanto, pregavano Dio davanti all’icona della madonna “Vladimirskaja”, l’icona miracolosa grazie al cui intervento i Tatari si allontanarono da Mosca senza dar battaglia, dopo aver avuto una visione: attorno alla città si era radunato “un esercito grande, rilucente nelle armature”.

MADONNA DI TICHVIN

Il canone dell’Odigitria si differenzia della Tenerezza perché la Vergine sorregge con un braccio il Bambino, indicandolo con l’altra mano come “la via, la verità e la vita” (di qui il termine “Odigitria”). Il Bambino, che ha le fattezze dell’adulto, in una mano tiene il rotolo della legge, della Tichvinskaja con un’apparizione miracolosa della Madre di Dio ad alcuni pescatori sul fiume Tichvinka, nella Russia settentrionale (1383). Caratteristici di questo tipo canonico sono l’inclinazione del capo della Mandonna e la posa del Bambino, che ha la gamba destra ripiegata dotto la sinistra, cosicchè il piede destro risulta rivolto di pianta.

MADONNA DI FEDOROV

Il tipo della Tenerezza Fedorovskaja fu dipinto per la prima volta nel 1239, su commissione del principe di Kostroma, Vasilij Kavasnia, che aveva avuto una visione miracolosa durante una battuta di caccia. L’icona ricevette la sua denominazione della chiesa di San Fedor Stratilate in cui fu collocata. Con questa icona la zarina Marfa Ioannovna benedisse il figlio Michail Fedorovic, il primo sovrano della dinastia dei Romanov, incoronato il 14 marzo 1613. L’icona divenne così la patrona dei Romanov, che la veneravano nella loro cappella privata del Palazzo d’Inverno a San Pietroburgo.

MADONNA DEL ROVETO ARDENTE

La prima icona della Madonna del Roveto Ardente fu portata in Russia dal Sinai da eremiti palestinesi nel 1390. All’immagine si attribuiva un potere miracoloso contro il fuoco, e nel Sinai durante i temporali si celebravano servizi liturgici in suo onore. In Russia l’icona era portata in processione durante gli incendi, per preservare dal fuoco gli edifici. Nel 1648, durante una rivolta, bruciò parte di Mosca; per scongiurare simili calamità, lo zar Aleksej Michailovic, padre di Pietro il Grande, volle edificare una chiesa dedicata al Roveto Ardente, che fu terminata nel 1652. La Madonna del Roveto Ardente è uno dei pochi soffetti mariani connessi a un episodio dell’Antico Testamento. Il soggetto trae ispirazione e prende il nome dall’episodio biblico del roveto che arde senza consumarsi, mentre in esso Dio parla a Mosè, sul monte Oreb: “E gli apparve il Signore in una giamma ardente in mezzo ad un roveto; ed egli vedeva che il roveto ardeva e non si consumava” (Esodo 3, 2 – 5)

MADRE DI DIO DI POKROV

L’icona rappresenta l’immagine della più importante solennità mariana, dopo quella della Dormizione della Madre di Dio. Le prime icone con la raffigurazione del Pokrov risalgono alla metà del XII secolo e la loro comparsa è collegata al nome del principe di Vladimir Andrej Bogoljubskij, benché ci siano motivi per supporre che il principe abbia mutuato una tradizione già esistente a Kiev. La festa è celebrata il 1 ottobre ed è molto sentita dal popolo russo. Essa appartiene al novero delle feste che nacquero nella Chiesa russa e non esistono nel calendario liturgico di altri paesi ortodossi, ciononostante le fonti letterarie che sono alla base del soggetto sono di origine bizantina. Una di esse è la Vita di Andrea “folle per Cristo”, santo di Costantinopoli vissuto nel X secolo. Secondo questa narrazione, durante l’assedio della capitale bizantina da parte dei saraceni a sant’Andrea, mentre pregavano nel tempio di Blacherne insieme al suo discepolo Epifanio, apparve la Madre di Dio. Era circondata da un cortei di santi. Quando il corteo raggiunse l’ambone, Andrea si rivolse al suo discepolo Epifanio mostrandogli l’apparizione miracolosa. Terminata la preghiera, la Vergine si avvicinò al santuario, stese il velo con le sue mani e ne coprì tutto il popolo che stava in chiesa.

MADRE DI DIO “LENISCI I MIEI DOLORI”

Il nome attribuito all’icona trae spiegazione dalle preghiere indirizzate a quest’immagine nel giorno della sua festa celebrata in Russia annualmente il 25 gennaio: “Lenisci i dolori della mia anima affannata, tu che tergi ogni lacrima dal volto della terra: perché sei tu che togli agli uomini i mali ed elimini le afflizioni dei peccatori”.
Secondo la tradizione l’icona fu portata a Mosca dai cosacchi nel 1640, al tempo dello zar Michail Romanov e fu donata alla chiesa di S. Nicola “Na Pupyšach”. In seguito ad un incendio e a dei lavori di ristrutturazione l’icona fu dimenticata e abbandonata nel campanile della chiesa. Nel 1760 l’immagine apparve ad una nobildonna gravemente malata, ordinandole di andare a Mosca nella chiesa di San Nicola e di trovare la sua icona. La donna si recò nella capitale ma non riuscì a trovare subito l’icona della Vergine nella chiesa. Dopo lunghe ricerche l’immagine, ormai caduta in dimenticanza e ricoperta di polvere, fu ritrovata e subito riconosciuta dalla donna. In seguito alla preghiera davanti all’effige della Madre di Dio la malata guarì. L’icona operò numerosi miracoli e divenne particolarmente popolare durante la peste dell’anno 1771. Un gran numero di chiese fu consacrato a quest’icona miracolosa.

MADONNA BOGOLJUBSKAJA

Il tipo canonico della Madre di Dio Bogoljubskaja riceve la sua denominazione dal principe di Vladimir Andrej Bogoljiubkij, che il 18 luglio 1157 ebbe una visione miracolosa: gli apparve la Vergine, che recava tra le mani un rotolo di pergamena e si rivolgeva in atteggiamento di supplica a Cristo. Andrej ordinò di dipingere la Madre di Dio nell’atteggiamento in cui egli l’aveva contemplata, e fece costruire a ricordo dell’evento il monastero di Bogoljiubovo. Nell’icona, ai piedi della Madre di Dio, vi è un gruppo di santi in preghiera. Tra la Vergine e il Cristo c’è un muto colloquio, riportato sui rotoli di pergamenta che hanno fra le mani: all’appello della Madre di Dio, “Signore misericordioso ti prego, concedimi la tua grazia divina”, corrisponde la risposta di Cristo “Rispose il Signore alla purissima Vergine…”

MADONNA DI SMOLENSK

La Madonna di Smolensk in Russia è la più conosciuta del grande prototipo bizantino “Odigitria”, colei che addita la via… Con la mano destra la Madonna addita il Figlio, Dio Uomo, Colui che è la via. L’Odigitria ebbe sempre il primato fra le icone della Madonna a Bisanzio: si riteneva fosse stata dipinta da San Luca. L’originale fu portato da Antiochia a Costantinopoli nel V secolo: da allora fu veneratissima e furono numerose le versioni, come quella di Smolensk. Si dice che la prima icona di questo tipo fu portata in Russia da una principessa bizantina andata in sposa, nel XII Secolo, a un principe russo, San Vladimir. La più antica conosciuta risale al 1300.

MADONNA D’ARABIA

Fra i molti canoni mariani che nel XVII secolo l’iconografia greco-orientale trasmette alla Russia, alcuni ricevono una diffusione limitata, riproducendosi in un numero relativamente ristretto di copie. È il caso dell’immagine della Madonna d’Arabia, così denominata perché, secondo la tradizione, la sua apparizione si ricollegherebbe al tempo della predicazione dell’apostolo Tommaso in Etiopiak Arabia e India. Tuttavia la tradizione non trasmette informazioni più precise sulla sua genesi, né esistono leggende sulla sua apparizione e la storia di quest’icona, che è festeggiata dalla Chiesa ortodossa il 6 settembre.

MADRE DI DIO “GIOIA DI TUTTI GLI AFFLITTI”

L’icona in esame presenta una tipologia venerata in Russia a partire dal XVII secolo: le prime notizie risalgono al 1648, quando un’icona della Madre di Dio “gioia di tutti gli afflitti” operò miracolosamente la guarigione di un in’inferma: da quel momento le fu dedicata una festa, il 24 ottobre, e la chiesa della Trasfigurazione a Mosca, dove era collocata, divenne meta di pellegrinaggi. Intorno al 1760 lo zar Pietro il Grande fece portare l’icona miracolosa da Mosca nella nuova capitale, Pietroburgo, dove fu venerata nella capella privata della famiglia imperiale; volle inoltre che una copia dell’icona lo accompagnasse nella guerra contro i turchi. In questo tipo iconografico della Madre di Dio si rivela colei che intercede per il genere umano presso Cristo, che si affaccia in alto dalle nubi: la Vergine leva la mano benedicente sopra l’umanità raffigurata nei gruppi di bisognosi che le stringono attorno: “afflitti”, ignudi, affamati, infermi, pellegrini ecc., ciascuno dei quali porge la sua richiesta e presenta la sue necessità invocando la Vergine come soccorso nella tribolazione.

MADRE DI DIO DI KAZAN’

Il tipo della Madre di Dio di Kazan’ è legato all’apparizione dell’icona nel 1579, all’indomani di un terribile incendio in questa città. La Vergine apparve a una bambina ordinandole di cercare la sua immagine tra le rovine di una casa arsa dalle fiamme. Fu rinvenuta un’icona avvolta in Vecchi cenci, nascosta probabilmente durante la dominazione tartara, allorchè i cristiani venivano perseguitati. Sul luogo del ritrovamento Ivan il Terribile fece costruire un monastero. In Russia la Madre di Dio di Kazan’ era l’icona del matrimonio: veniva donata agli sposi subito dopo la cerimonia nuziale ed entrava per prima nella casa, come Signora del nuovo focolare.

MADRE DI DIO DEL SEGNO

Le icone della Madre di Dio del Segno che rappresentano la Vergine con le braccia levate in preghiera e con Gesù Bambino sul petto sono apparse in Russia molto presto ed hanno avuto un ampia diffusione. L’iconografia dell’immagine si è formata nell’arte bizantina e si rifà alla profezia di Isaia (7,14): “Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele”. In questo “segno” S. Matteo e tutta la tradizione cristiana hanno riconosciuto l’annuncio velato della nascita di Gesù: “Dio con noi” ed è lui il “segno” per eccellenza dato da Dio. Così l’icona è in realtà una visione profetica dell’incarnazione del Verbo.